In fotografia l’esposizione non è altro che la quantità di luce che deve colpire il sensore fotografico per poter memorizzare la nostra foto.
Naturalmente non sto parlando della luce diretta dal sole o da qualche sorgente luminosa, ma della luce che colpisce il nostro soggetto e lo rende visibile ai nostri occhi.
Quando premiamo il pulsante di scatto della nostra macchina fotografica, compatta, cellulare o reflex che sia, per scattare la nostra foto, si apre l’otturatore, che fa passare la luce esterna che, dosata dal diaframma, va ad imprimere il sensore fotosensibile, che raccoglie la luce e la “memorizza” sotto forma di “file”, nella memoria della macchina.
Ora che abbiamo visto cos’è l’esposizione, ma per avere una foto esposta correttamente, ovvero avere una foto “leggibile”, dobbiamo dosare la luce che colpisce il sensore, e per farlo possiamo agire su 3 parametri:
1. La velocità di scatto dell’otturatore;
2. L’apertura del diaframma dell’obiettivo;
3. La sensibilità del sensore misurata in ISO.
Per misurare l’esposizione, ci viene in aiuto l’esposimetro della macchina fotografica, con il quale possiamo vedere, in tempo reale, se le impostazioni che stiamo usando sono corrette, poi sta a noi variare uno o più parametri per esporre correttamente, sovraesporre o sottoesporre la foto per avere uno scatto particolare.
Vediamo perché questi 3 valori si possono regolare e cosa otteniamo variando uno di essi.
La velocità di scatto
Incominciamo dalla velocità di scatto. Che cos’è e a cosa serve?
E’ il tempo che decidiamo di tenere aperto l’otturatore per far entrare la “luce”, più quest’ultimo rimarrà aperto e più luce entrerà.
A seconda del soggetto che dobbiamo fotografare, possiamo usare una velocità piuttosto che un’altra.
Si va dall’astro fotografia (fotografare stelle e astri nella notte) che può richiedere un’apertura dell’otturatore di svariate ore, alle foto di soggetti molto veloci.
Con un’apertura dell’otturatore di appena 1/8000 di secondo, si dovrebbe riuscire a fotografare un proiettile appena sparato da una pistola, (“congelandolo” a mezz’aria).
Con una certa velocità di scatto, mantenendo invariati gli altri due parametri (apertura diaframma e sensibilità del sensore (ISO)) entrerà un certo quantitativo di luce, che man mano aumenterà riducendo la velocità di scatto, per mantenere lo stesso quantitativo di luce, bisognerà intervenire su ISO e/o diaframma.
Dosare la luce
Facciamo alcuni esempi, mettiamo che, per fotografare il nostro soggetto, con una velocità di scatto di 1/100 di secondo a ISO 100, l’esposizione corretta si abbia con un’apertura di diaframma pari a f 5.6, se volessimo usare un tempo più veloce magari 1/200 di secondo, dovremmo aprire il diaframma a f 4.
In questo modo abbiamo variato la velocità di scatto di 1 “stop”, e per far entrare lo stesso quantitativo di luce, abbiamo aperto il diaframma di 1 “stop”.
Se volessimo tenere inalterato il diaframma e lasciarlo a f 5,6 dovremmo intervenire sugli ISO, aumentando la sensibilità di 1 “stop” portandolo ad ISO 200.
In queste poche righe, abbiamo visto che per fotografare un soggetto veloce e vogliamo “congelarlo” dobbiamo usare un tempo veloce, se invece vogliamo fotografare un paesaggio notturno dobbiamo usare tempi lenti, (per questo bisogna avvalersi di un appoggio stabile, il cavalletto, un muretto ecc. questo per evitare che le nostre foto vengano mosse).
L’apertura del diaframma
Chiusa questa piccola parentesi, vediamo cosa succede agendo sul diaframma.
Aprendo il diaframma al massimo possibile sul nostro obiettivo (i più buoni, costosi, professionali, possono arrivare a f 1,2) avremo una profondità di campo molto ridotta, ovvero una “zona” nitida (a fuoco), molto ristretta, di solito usata per fare fotografie di ritratti, dove serve uno sfondo sfocato per far risaltare maggiormente il soggetto.
Se invece lo chiudiamo al massimo, f 22 / f 32, avremo una profondità di campo molto ampia/profonda, di solito usata nelle foto paesaggistiche per avere “tutto a fuoco”.
La sensibilità del sensore (ISO)
Per concludere questo paragrafo, non mi rimane che parlarvi degli ISO, aumentandoli, per esempio da 100 a 200, si guadagna uno stop, che ci permette di andare ad agire su tempi per ottenere la stessa esposizione con un tempo più veloce di uno stop o più profondità di campo chiudendo il diaframma di uno stop.
Comunque se possibile, cerchiamo di utilizzare la regolazione ISO meno possibile, questo perché, aumentando esponenzialmente la sensibilità del sensore, avremo un’immagine esponenzialmente “granulosa” o “rumorosa”, ovvero perde di definizione.
Alcune macchine fotografiche, producono delle foto accettabili fino ad un valore di ISO 1600, altre arrivano alla stessa qualità di foto con ISO 3200 o più.
Il “rumore” ISO, può essere un po attenuato in Post Produzione con programmi dedicati.
Ricordate comunque che è meglio avere una foto “rumorosa” piuttosto che mossa, quindi alzate gli ISO per rimanere nei tempi di sicurezza evitando il micro-mosso.
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